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Cosa vuol dire far parte del Corpo Europeo di Solidarietà? Il racconto di Sara


    Quando mi parlarono per la prima volta del Corpo Europeo di Solidarietà non avevo idea di che cosa mi stesse aspettando! Non penso sia possibile con un solo articolo descrivere cosa ho provato o passato perchè sarebbe riduttivo, tuttavia proverò a fare del mio meglio. 

    Che cosa ho fatto esattamente? Il mio progetto, che ha avuto inizio a febbraio, consisteva nel supportare le scuole durante le attività didattiche e ricreative. Ho avuto la fortuna di trovare un corpo docenti e una direttrice che si sono rivelati, oltre che molto competenti dal punto di vista professionale, un prezioso supporto affettivo; la scuola era molto ben organizzata e aperta al multiculturalismo. Infatti, nonostante ci fosse una grande percentuale di bambini provenienti da stati diversi che spesso manifestavano delle difficolta a parlare la lingua ufficiale, la scuola si è sempre resa disponibile a supportare e aiutare per tutte le criticità che emergevano, sia dal punto di vista strettamente didattico che legate a particolari situazioni familiari. Io e la mia coinquilina ci siamo trovate quindi all’interno di un ambiente aperto e accogliente che dava spazio alle nostre passioni e forniva una preziosa occasione di crescita personale. 

    Successivamente, il mio progetto, a causa del covid e del mio conseguente ritorno in Italia, si è sviluppato principalmente a casa ed era incentrato sul lavoro online e sulle creazioni di newsletters per i successivi tre mesi. È stato un periodo sicuramente diverso dalle mie aspettative… Ciò però mi ha permesso di poter estendere il mio progetto fino a luglio e tornare a Cipro per poter passare un altro mese e mezzo e completare il mio progetto.

    Dal mio rientro a Nicosia, abbiamo avuto la possibilità di lavorare per una famiglia della zona intorno a Paphos, luogo nella loro impresa familiare e provare quindi un tipo di volontariato completamente diverso, incentrato sul contatto con la natura e la terra. Per noi è stato anche un modo per poter passare più tempo insieme e poter essere immersi dalla tipica e grandiosa ospitalità locale cipriota.

    Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’estrema ospitalità e disponibilità della mia organizzazione ospitante nel quale ho trovato sicurezza e stabilità. Nonostante non sia stata presente a Cipro per tutta la durata del progetto l’associazione mi ha resa sempre partecipe di tutte le attività e si è mantenuta in contatto costante per potermi permettere di continuare il mio lavoro con loro e avere un supporto morale.

    Questa esperienza mi ha regalato una preziosa occasione per scoprire i miei punti di forza e di debolezza, permettendomi di lavorarci su e rendermi più sicura sia per la mia vita quotidiana che futura.

    Ma una tra le opportunità più belle che mi sono state date in questa esperienza e che mi hanno più arricchito, è stata l’incontrare tutti i volontari che come me hanno partecipato al progetto! Il mio gruppo era costituito da un insieme di ragazzi con contesti culturali diversi, ma che hanno avuto la fortuna di legare molto tra loro. Ci siamo creati una piccola momentanea famiglia, un vero e proprio gruppo di supporto e di condivisione per tutte le nostre avventure e disavventure. Tutti loro sono stati per me parte fondamentale del progetto e anche la più difficile da salutare e da cui congedarsi.

    Cipro per me è stato un luogo di riscoperta di me stessa, penso di averci lasciato una piccola parte del mio cuore, ma nonostante ciò non potrò mai ricordare questa esperienza a malincuore, perchè guardando indietro sono certa che ci sarà solo un sorriso per i ricordi indimenticabili di tutti i bei momenti che ho trascorso e delle bellissime persone che ho incontrato.