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Viaggiatori in Pantofole – Il racconto di Savino

    Questa quarantena è un’esperienza molto particolare per una persona, come me, abituata a stare tra la gente, a frequentare luoghi pubblici affollati, anche a prendere mezzi di trasporto affollati. E passare in maniera drastica dal vedere tante persone al giorno, stringere mani, vedere sorrisi ogni giorno diversi, frequentare le aulette, le università e il nostro spazio cittadino alla reclusione in casa mi ha scombussolato l’esistenza.

    I primi giorni sono stati molto complessi da gestire anche se il sostegno di amici, compagni e dei miei genitori è stato essenziale per non cadere in uno stato emotivo pessimo. Poi pian piano le emozioni negative sono arrivate, ma insieme ad esse la voglia di essere pronti alla ripartenza e l’esigenza di occupare il tantissimo tempo a disposizione. E allora ho cominciato a sperimentare qualche ricetta nuova: da studente fuorisede non sono mai riuscito ad avere troppo tempo per affinare quest’arte, sempre preso da studio, consegne, laboratori, dalla rappresentanza e dalle tantissime assemblee. 
    Forse anche in maniera sconclusionata ho provato a rimanere aggrappato alla consapevolezza che prima o poi ne usciremo, ma penso che non sarà tutto come prima. Questa quarantena, credo, stia facendo riflettere un po’ tutti sull’esigenza di cambiare passo, di invertire la rotta (direbbe qualcuno) e penso che sia necessario. Non solo sul piano politico, ma anche nei rapporti personali: forse non daremo più per scontato certe relazioni, certi rapporti, forse semplicemente vedremo il mondo che ci circonda con occhi diversi, quel mondo frenetico in cui siamo immersi. 
    E non è necessario reinventarsi, essere completamente diversi, non dobbiamo uscire da questa quarantena totalmente cambiati o cuochi o personal trainer, dovremo forse ancora più di prima imparare a conoscere noi stessi, ad essere noi stessi, ad esplorare tutte le sfaccettature delle nostre più o meno complesse personalità.

    Un saluto ai ragazzi di Beyond Borders e alla loro grandissima forza di volontà nel mostrare che il mondo non finisce ad Orta Nova (gli Spartiti avrebbero detto a Campi Bisenzio) ma è tutto da esplorare e conoscere accorciando quelle distanze che a volte ci sembrano insormontabili, ma che con un po’ di immaginazione e di lavoro quotidiano diventano sempre più vicine.

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