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Viaggiatori in Pantofole – Il racconto di Raffaella

    “Non importa quanto c’è da aspettare, non importa l’impazienza, il tedio.  Quando potrò correre ancora incontro all’aereo che mi porterà lì, nulla di tutto questo avrà più importanza.”

    Continuo a ripetere a me stessa mentre fumo la terza inutile sigaretta mentre sbuffo sul balcone e cambio playlist per la quinta volta.
    Mi sento come un animale in gabbia, un leone furioso pronto ad attaccare da un momento all’altro, una mina inesplosa che aspetta il momento più brutto per espandersi e fare danni.

    Non ero pronta, avevo dei progetti, semplicemente non ero pronta. Come nessuno di noi del resto. Ma chi lo sarebbe in momenti come questo? Forse qualche ipocondriaco paranoico in attesa del disastro che lo ucciderà da tutta la vita.
    Non fa per me.
    Tuttavia questo improvviso standby ha posto nuove domande che in qualche modo portano alle risposte di sempre.
    Consapevolezze ambivalenti che prima di essere fatto sono state teorie.
    Abbiamo imparato a stare fermi col corpo ma a viaggiare continuamente con la mente, perché se no è la fine.
    Abbiamo imparato a sperare con una certa moderazione.
    In realtà la mia quarantena è stata diversa dalla maggior parte di tutti, avendo lavorato in modo quasi invariato dal normale, almeno nelle giornate.
    Poiché lavorando in un negozio a stretto contatto col pubblico, il Covid19 ha cambiato senza dubbio modi naturali di comunicazione.
    Nel corso di poche settimane ci siamo adoperati per mettere in totale sicurezza gli spazi di lavoro per la tutela di tutti.
    Non è facile lavorare tutto il giorno con mascherina e guanti, ma se serve se fa.

    Così in questa quarantena al contrario, in cui più di altri, mi sono sentita spettatrice del mio tempo, sono scesa da casa come sempre, ma tutt’intorno niente era come sempre.

    Ma io sono una che spera nonostante tutto. Tornerà tutto io lo so, bisogna solo saper aspettare.
    La nostra impazienza va domata, va combattuta per il bene comune.
    È giusto così.
    Nota positiva, se posso, è che comunque stando un sacco di più a casa mi sto sparando di serie come non mai, come tutti.
    Così scelgo finalmente la playlist giusta, una cosa ritmata che mi fa venire voglia di ballare e continuo la mia giornata, fra le faccende domestiche e le cose varie.
    Stasera a cena mi faccio una birra, e non vedo l’ora in cui ce la faremo tutti insieme.

    Baci, Raffa.