Un famoso scrittore russo ha detto una volta che “il pensiero stesso ha la trama dell’acqua. Come del resto la scrittura; come le emozioni, come il sangue”. È una frase speciale che esprime bene la vitalità che questo progetto Erasmus+, “Let’s look back and see the future… Europe”, ci ha trasmesso.
Partiti a maggio alla volta della Romania, più precisamente verso Slanic-Moldova, ci siamo trovati catapultati in una realtà che ci ha subito assorbito completamente. Immersi nella natura, ancora in parte incontaminata, di una delle zone meno turistiche di questa nazione, abbiamo scoperto il potere rigenerante che questo luogo ha avuto per le nostre menti e i nostri corpi; quanto sia stato stimolante condividerlo e viverlo con ragazzi e ragazze provenienti da: Spagna, Turchia, Grecia, Polonia, dalla stessa Romania.
Il progetto e lo scambio che fra di noi si è creato ci ha fatto conoscere tradizioni provenienti da queste nazioni e approfondire alcune delle nostre italiane poco conosciute. Le attività, oltre a fornirci delle ottime basi per mettere su un progetto Erasmus+, con le adeguate conoscenze ed esercizi per farlo, ci hanno posto dinanzi problemi eticamente complessi. Le tavole di discussione sono state tante, quanto mai produttive, per l’ascolto di posizioni completamente differenti dalle nostre, figlie anche di contesti culturali, sociali e storici differenti, e per la possibilità di trovare chi, seppur lontano geograficamente, fosse vicino per idee alle nostre.
L’organizzazione di attività basate su un’educazione informale e non convenzionale, ci hanno permesso di rafforzare lo spirito di squadra e potenziare le capacità, spesso espresse solo parzialmente, di ogni partecipante. Accanto alle attività all’interno, il tempo trascorso nei trekking nelle foreste e le giornate dedicate alla scoperta delle città limitrofe, ci hanno permesso di scoprire una terra sin troppo vittima di facili e discriminanti stereotipi, che ha invece tanto da offrire!
Anche il nostro Italian team è stata una carta vincente, nella conoscenza reciproca di chi non è nuovo ad esperienze così belle, come Annalaura, e di chi invece ha appena intrapreso questa strada, come Maria Cristina e Antonio.
Siamo intanto giunti alla fine della settimana, con qualche lacrima di commozione, con uno zaino che si è arricchito di esperienze e conoscenze e si è svuotato di paure e ostacoli; con la testa e il cuore pieni di legami, che ci fanno sentire cittadini dell’Europa e del mondo e che gelosamente porteremo con noi nel trolley che ogni volta ci accompagna.
Maria Cristina
Come spiegare, utilizzando semplicemente le parole quali emozioni sono state sperimentate in questo viaggio?
Tenterò di scrivere di getto, senza razionalizzare troppo e dilungarmi troppo, provando a spiegare ciò che questa esperienza ha significato per me. Quest’esperienza è da Vivere, da Respirare, da Cantare, da Ballare, da Sentire.
Incomincio parlandovi della sensazione che ancora oggi mi porto dietro a quasi un mese di distanza:
Il giorno della partenza cercai di non crearmi nessuna aspettativa, volevo che la mia mente fosse un foglio bianco da colorare, cercavo spontaneità e volevo nutrirmi il più possibile mettendomi in gioco.
Una volta arrivato, scoprii che la curiosità cresceva smisuratamente ed ero consapevole che mi sarei imbattuto in un un’infinità di emozioni e di occasioni di crescita e questo ha ridimensionato il mio mondo e mi ha permesso di osservare con più umiltà le cose al di là del proprio naso. Nuovi posti, nuove persone che ti sfiorano e incrociano il tuo percorso e che con molta probabilità non incontrerai mai più, hanno reso sacro quel tempo, modificando le priorità, la mente ha subito un processo di destrutturazione e sono state scolpite nuove forme, e senti che nulla sarà come prima.
Potrei parlarvi delle attività, che non sono affatto da sottovalutare, siamo stati felici di relazionarci con culture differenti e di confrontarci con tematiche che hanno reso possibile l’apertura di nuovi orizzonti, ma quello che davvero vorrei riuscire a comunicarvi è lo spirito del viaggio ciò che lo ha reso fantastico: l’incontro con le persone.
Io credo, che l’unico modo che ho davvero per condividere con voi questa mia esperienza e convincervi a osare e ad essere coraggiosi, a catapultarvi in tutte le occasioni che vi si presentano con un pizzico di incoscienza, proiettandovi verso l’altro spogliandovi dei pregiudizi varcando la linea immaginaria che ci separa.
Il mio primo Erasmus+ è stato questo.
Antonio
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