Quello che vorrei raccontarvi è la mia personalissima esperienza, soprattutto come youth worker. Potrei intitolare questo articolo “Hi(KING!) come io l’ho vissuto“, parafrasando un grande personaggio a me caro.
La mia avventura ha iniziato a prendere forma sin da gennaio, quando ho partecipato all’APV (Advanced Planning Visit, una visita preliminare con i group leader) ed ho avuto modo di incontrare gli organizzatori del progetto e gli altri group leader.
In due intense giornate abbiamo iniziato a conoscerci e lavorare assieme sulla bozza del programma giornaliero delle attività. Non sempre gli Youth Exchange sono davvero così partecipativi come dovrebbero essere, perciò ho sin da subito apprezzato particolarmente la voglia da parte degli organizzatori di includere tutti, leader e partecipanti.
Faccio un salto avanti di due mesi per precipitarmi all’arrivo in struttura. Le aspettative che avevo per questo scambio erano alte, eppure sono state piacevolmente superate! Sin da subito si è instaurato un clima di collaborazione, complice probabilmente il fatto di ritrovarsi in una bellissima cornice naturale, lontani dal centro urbano. Ma chi ne ha bisogno, quando si ha l’opportunità di conoscersi vivendo insieme? 40 ragazzi diversi per età, provenienza, estrazione sociale, aspettative, esperienze… uniti dal voler imparare di più su loro stessi e sugli altri e dalla voglia di confrontarsi.
Proprio questo è uno degli aspetti che più mi ha colpito in questo scambio: il gruppo è cresciuto assieme ed anche chi inizialmente era più timido ha imparato a prendere coraggio ed esprimere la propria anche di fronte a tutti gli altri partecipanti.
Dal mio punto di vista, questo è stato uno dei progetti che più mi ha permesso di crescere professionalmente: ho potuto mettere a disposizione di ragazzi più giovani le mie precedenti esperienze, ho imparato ad ascoltarli e a captare le loro emozioni (sia nei gruppi di riflessione che durante le attività). Ho potuto lavorare al fianco di trainer, facilitatori e youth worker professionisti con molta più esperienza di me sulle spalle, che mai sono stati gelosi del loro sapere, ma al contrario si sono sempre mostrati disponibili a condividerlo a vantaggio di tutti.
Il culmine per me è stato raggiunto grazie al workshop sull’empatia che ho avuto la possibilità di organizzare e condurre insieme ad uno dei facilitatori. È stato per me un grande passo verso il mio futuro ed un’esperienza che mi ha permesso di trarre conclusioni importanti.
Arrivati alla fine dell’articolo, non ho ancora parlato dei contenuti dello Youth Exchange. Non lo farò: non era questo il mio scopo. E poi, mentre io ho voluto concedermi un flusso di coscienza, confido che il resto del gruppo italiano riuscirà molto meglio di me ad esprimere e trasmettere la positività e l’allegria dei giorni trascorsi in Spagna! 🙂
Michele Nuzzolese